Maturando, per non
dire ancora “invecchiando”, non è facile rendersi conto che non
siamo più noi, non è più la nostra generazione, a determinare la
qualità dello psichismo collettivo. Siamo entrati a far parte di una
minoranza emotiva: non siamo più noi a colorare emotivamente il
mondo rovesciandovi cumuli di energie psichiche in libera uscita.
Tocca alle generazioni successive, sulle quali s'è spostato il
baricentro animico di questo tempo.
Ora, semmai, il
nostro compito è quello di pensare, di migliorare la qualità dello
psichismo collettivo attraverso un uso appropriato dell'intelletto:
producendo ed emanando idee, immagini, parole, anche solo su di un
piano mentale, senza espressioni formali.
È un compito da
élite. Testimoniare la qualità nel regno della quantità. Un
compito onorevole ma gravoso: che richiede umiltà e forza d'animo.
Ma che, tutto sommato, è alla nostra portata.
Basta non ridursi
a vivere come fanno tutti gli altri, solo per illudersi di essere
ancora giovani.
Basta preoccuparsi
di pensare a ciò che si è e a ciò che si fa.