venerdì 27 giugno 2008

ottimismo e supponenza



Grande è il disordine sotto il cielo, la situazione dunque è eccellente.

Così scriveva il vecchio Mao, suppongo nei suoi Pensieri. Celebratissimi nel secolo scorso e oggi dimenticati dai più. Alludeva, ri-suppongo, al disordine sociopolitico della Cina postimperiale e postbellica, nella quale trovava l'humus ideale per far attecchire la pianta della sua nuova idea di socialismo.
Da ragazzo vidi la frase scritta su un muro con la vernice rossa. Mi piacque e la mandai a memoria.
In seguito - ma ancora attendo la conferma - mi piacque supporre che Mao l'avesse tratta dall'antica saggezza del suo popolo per adattarla alle pragmatiche necessità della rivoluzione.
Se fosse così, appare doverosa un'ulteriore supposizione: la massima, nel suo senso originario, va piuttosto riferita a quell'incomparabile profluvio di opportunità latenti, che la presente ultimissima ed oscurissima fase dell'Età Oscura riserva, contro ogni logica apparente, a coloro che brancolando nel buio arrancano sull'ardua via del Risveglio.
E' questa la ragione che m'induce ad alimentare, nonostante tutto e senza un vero perché, un ottimismo incondizionato.


lunedì 23 giugno 2008

insistenza



Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza
.

(San Giacomo 5, 16)


Ma io sono giusto?
E sono stato abbastanza insistente?

riassestamenti



Notti solitarie
in compagnia d'una vecchia cagna
che tempo fa
m'ha pure preso a mozzichi.

domenica 22 giugno 2008

Un'ottima notizia



L'errore più grave è quello di crederci sani.
Di pensare che la nostra condizione mentale ordinaria sia la normalità.
Non è così.
Siamo tutti affetti, chi più chi meno, da una forma di psicopatia nemmeno troppo nascosta.
Ed è solo per l'universale diffusione di questa patologia che non ce ne rendiamo conto.
Eppure basterebbe così poco per riconoscerla, a uno sguardo sereno, nella nostra instabilità nervosa, negli scatti d'ira, nelle ansie immotivate, nelle angosce ricorrenti, nei rancori invisibili, nelle paure variegate e insistenti, nelle dipendenze sempre nuove e sempre identiche, nella frenesia di soddisfare bisogni artificiali e fittizi...
Innamorati come siamo di un'immagine artefatta di noi stessi, ci ripugna di aprirci a questa amara verità, che pure abbiamo continuamente sotto gli occhi.
E, invece, riconoscere questa forma di demenza dolorosa e ammettere con noi stessi di esserne affetti è il primo passo per cominciare a guarire.
Ed questa, tutto considerato, è decisamente un'ottima notizia.