La disperazione,
a volte,
ci afferra soffocante e ineludibile.
E allora ci mettiamo
a strisciare la vita come vermi,
in dolorosa attesa di una quiete
che non sappiamo darci da noi stessi.
È lì che può accadere l’Imprevisto:
quando, anziché scartare a vuoto e darci
a mai innocenti evasioni,
teniamo fermo e ci guardiamo dentro
al fondo della crisi che ci abbranca.
E allora, per incanto, tutto cambia
il nostro modo di guardare il mondo,
e quel dolore,
da cui eravamo ansiosi di sfuggire
ci si palesa legge
e motore incessante delle vita,
forza nuda da vincere e afferrare,
da assumere per viatico e sostegno
di un vivere più alto e verticale.
5 commenti:
ti immagino al suo posto^^...
bacioni e buon week end^^
magari...
ricambio
Non mi sento disperata...non lo sono. Pero' accadono eventi che ti pongono di frontea tante domande. Ti senti destabilizzata. Ecco, questo è il termine più appropriato. Eanche presa in giro dalla vita e da persone che, ma lo avevi intuito da tempo, ti hanno presa in giro.E allora qual è la mossa giusta, per non soccombere? Tu sicuramente unarisposta ce l'hai.
Grazie, Serenella: con una domanda sola sollevi una serie di questioni, alle quali proverò a rispondere. Beninteso, non sulla base delle mie opinioni, ma dal punto di vista della conoscenza tradizionale, alla quale sempre mi sforzo di fare riferimento.
1) La mossa giusta è sempre quel movimento interiore indicato nell'intervento.
Solo che, se, da un lato, è molto più facile da eseguirlo, rispetto a una situazione che ci porta sull'orlo della disperazione; dall'altro, siamo molto meno motivati a reagire nel modo giusto quando non siamo potentemente oppressi dalle circostanze.
2) Una vera crisi ci obbliga a - e, al tempo stesso, ci consente di - guardarci dentro con sincerità. Il nostro reale problema è un meccanismo inconscio (una sorta di "ammortizzatore" psichico) per il quale non ci vediamo MAI come siamo veramente, ma sempre in maniera estremamente edulcorata.
Quindi, siamo sempre portati a dare la colpa agli altri e a ignorare le nostre responsabilità (quasi sempre preponderanti).
3) Infatti, abbiamo una vera passione per il sentirci vittime di ingiustizie altrui, o al massimo della sorte.
Invece siamo sempre vittime di noi stessi. Gli altri, al massimo, sono uno strumento del male che ci infliggiamo con le nostre mani.
Ecco, in conclusione, 3 verità molto profonde, difficili da riconoscere, e soprattutto scomode. Per questo, di solito, le guardiamo, giriamo gli occhi e tiriamo oltre.
Ma conto di tornare presto su questi punti.
In effetti questo me l'hai già ripetuto tante volte. Non farsi vittime, ma cercare dentro di sè la causa. E voglio proprio capire dove ho sbagliato questa volta. A non essere andata fino in fondo...ma le circostanze non me lo permettevano....vabbè, il discorso è troppo lungo. Grazie per la rispostona!
Posta un commento