sabato 24 gennaio 2009

Rovesciare la presa








La disperazione,

a volte,

ci afferra soffocante e ineludibile.

E allora ci mettiamo

a strisciare la vita come vermi,

in dolorosa attesa di una quiete

che non sappiamo darci da noi stessi.

È lì che può accadere l’Imprevisto:

quando, anziché scartare a vuoto e darci

a mai innocenti evasioni,

teniamo fermo e ci guardiamo dentro

al fondo della crisi che ci abbranca.

E allora, per incanto, tutto cambia

il nostro modo di guardare il mondo,

e quel dolore,

da cui eravamo ansiosi di sfuggire

ci si palesa legge

e motore incessante delle vita,

forza nuda da vincere e afferrare,

da assumere per viatico e sostegno

di un vivere più alto e verticale.


5 commenti:

cieloeinfierno ha detto...

ti immagino al suo posto^^...

bacioni e buon week end^^

ogerius ha detto...

magari...
ricambio

serenella ha detto...

Non mi sento disperata...non lo sono. Pero' accadono eventi che ti pongono di frontea tante domande. Ti senti destabilizzata. Ecco, questo è il termine più appropriato. Eanche presa in giro dalla vita e da persone che, ma lo avevi intuito da tempo, ti hanno presa in giro.E allora qual è la mossa giusta, per non soccombere? Tu sicuramente unarisposta ce l'hai.

ogerius ha detto...

Grazie, Serenella: con una domanda sola sollevi una serie di questioni, alle quali proverò a rispondere. Beninteso, non sulla base delle mie opinioni, ma dal punto di vista della conoscenza tradizionale, alla quale sempre mi sforzo di fare riferimento.

1) La mossa giusta è sempre quel movimento interiore indicato nell'intervento.
Solo che, se, da un lato, è molto più facile da eseguirlo, rispetto a una situazione che ci porta sull'orlo della disperazione; dall'altro, siamo molto meno motivati a reagire nel modo giusto quando non siamo potentemente oppressi dalle circostanze.

2) Una vera crisi ci obbliga a - e, al tempo stesso, ci consente di - guardarci dentro con sincerità. Il nostro reale problema è un meccanismo inconscio (una sorta di "ammortizzatore" psichico) per il quale non ci vediamo MAI come siamo veramente, ma sempre in maniera estremamente edulcorata.
Quindi, siamo sempre portati a dare la colpa agli altri e a ignorare le nostre responsabilità (quasi sempre preponderanti).

3) Infatti, abbiamo una vera passione per il sentirci vittime di ingiustizie altrui, o al massimo della sorte.
Invece siamo sempre vittime di noi stessi. Gli altri, al massimo, sono uno strumento del male che ci infliggiamo con le nostre mani.

Ecco, in conclusione, 3 verità molto profonde, difficili da riconoscere, e soprattutto scomode. Per questo, di solito, le guardiamo, giriamo gli occhi e tiriamo oltre.
Ma conto di tornare presto su questi punti.

serenella ha detto...

In effetti questo me l'hai già ripetuto tante volte. Non farsi vittime, ma cercare dentro di sè la causa. E voglio proprio capire dove ho sbagliato questa volta. A non essere andata fino in fondo...ma le circostanze non me lo permettevano....vabbè, il discorso è troppo lungo. Grazie per la rispostona!