martedì 6 gennaio 2009

oro, incenso e mirra






I Vangeli non ci dicono quanti fossero gli esotici visitatori “venuti da Oriente” per rendere omaggio alla culla improvvisata di Gesù Bambino. È la Tradizione a indicarne il numero, ma non senza oscillazioni: cinquanta, dodici, sette; o, il più delle volte, tre, secondo la versione affermatasi nell'iconografia del Presepe. Si tratta comunque sempre di numeri manifestamente simbolici.
In alcune delle antiche leggende fiorite attorno al racconto evangelico a ciascuno dei tre venivano assegnate una delle tre principali età dell'uomo e una delle tre grandi razze in cui è suddivisa la stirpe umana: un giovane imberbe, un uomo maturo e un anziano canuto; con la pelle e i lineamenti rispettivamente da africano, da europeo e da orientale. Marco Polo nel Milione
racconta che i tre entrarono nella caverna separatamente e ognuno, avvicinandosi al Bambino, lo vide della propria età: convennero dunque di entrare insieme e solo allora lo videro nella sua vera età di tredici giorni. I Magi dunque rappresentano le tre facce del tempo che vengono ricondotte ad unità mediante la contemplazione della Stella. E non è casuale che, secondo le ipotesi di alcuni astronomi moderni, la Stella cometa del presepe non sarebbe stata altro che una insolita congiunzione di tre pianeti verificatasi proprio negli anni corrispondenti alla nascita di Gesù. Un insolito fenomeno astrale che i saggi astronomi persiani avrebbero saputo interpretare nel modo più corretto.

Importante è anche il significato dei tre nomi accreditati dalla Tradizione: Melchiorre, Melki – Or , in ebraico vuol dire “re di luce”. Mentre Baldassarre e Gaspare, di derivazione iranica, significherebbero rispettivamente: “protetto dal Signore” e “colui che ha conquistato il farr”, che per gli antichi Persiani è la virtù splendente che abbatte le forze del male. Vi è in tali nomi dunque un chiaro riferimento alla triplicità di Spirito, Anima e Corpo.

E il ternario si presenta ancora con riferimento ai doni. L'oro è il metallo più prezioso che implica il riconoscimento nel Neonato della qualità di Re Universale. L'incenso è il simbolo del Sacerdozio, della preghiera elevata al Cielo e dei sacrifici offerti dal Pontefice quale intermediario tra Dio e gli uomini. Infine la Mirra, balsamo ricavato da una resina incorruttibile, allude alla vittoria sul tempo e sulla morte, e quindi al primato spirituale e profetico del Salvatore.

Ma la vera peculiarità di questi tre misteriosi personaggi è di essere al tempo stesso Re e Sacerdoti: i Magi costituivano infatti la casta sacerdotale degli antichi Persiani. Con ciò vediamo esplicitamente richiamata l'unione dei due poteri, spirituale e temporale, che l'Occidente ha dimenticato già da tempi molto antichi, ma che si trova rappresentata nella Scrittura attraverso il misterioso personaggio di Melchisedec: Re e Sacerdote a un tempo. Figura a cui è espressamente riferita dalle profezie messianiche bibliche la discendenza Regale e Sacerdotale del Cristo, “Figlio Davide” (e quindi della tribù regale di Giuda) e “sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec”.

L'episodio evangelico dell'Adorazione dei Re Magi, sancisce e attesta dunque il riconoscimento, da parte dell'una e trina autorità spirituale e temporale proveniente da un misterioso “Oriente”, della funzione redentrice del Cristo e della perfetta ortodossia del Cristianesimo rispetto all'unica Tradizione Primordiale.



[img:
Adorazione dei Magi di Giotto - grz a www.edicolaweb.net]

2 commenti:

cieloeinfierno ha detto...

auguriiiiii..
come stai? è da tanto che non ci sentiamo..
ti mando un forte abbracio e un bacino^^

Anonimo ha detto...

Anche noi, come i Magi, rinnoviamo il nostro cammino di fede: offriamo l'oro, la nostra esistenza che intendiamo pensare e vivere secondo il progetto di Dio, che ci dona il suo Figlio perchè possiamo scoprire cosa significhi essere uomini; l'incenso, il tempo migliore nella giornata speso nella lode al Signore; la mirra, l'impegno di testimonianza verso ogni altra persona perchè sempre percepisca Dio non lontano,ma quale egli veramente è: L'Emmanuele, Dio-con-noi!T.CANTABONI